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I Miracoli di San Silverio - prima parte - Ass. Cala Felci

I Miracoli di San Silverio – prima parte

        Da un libricino di devozioni scritto dal Sacerdote don Luigi Coppa nel 1921

 

A San Silverio Papa e martire, figlio di Ormisda anch’ess  Papa e Santo, protettore dell’isola di Ponza, sono attribuiti innumerevoli miracoli. Egli morì probabilmente a Palmarola il 2 dicembre del 537.  Alcuni storici come Liberto ci dicono che Silverio morì d’inedia, altri invece asseriscono che Silverio “perì di ferro”, come narra Procopio: “ a Ponza venne spedito per opera di Virgilio (successivamente eletto Papa) un certo Eugenio il quale con più colpi di ferro alla testa lo fece morire. Ma – scrive don Luigi Coppa -studi critici e la stessa chiesa ci assicurano che la vera morte di Silverio fu quella propria di morir di fame”. Mentre sono controverse le modalità della sua morte sembra certo che  – contrariamente a quello di altri papi morti in esilio – il suo corpo non fu trasferito a Roma  ma fu seppellito  sull’isola e il suo sepolcro divenne centro di miracoli e guarigioni e quindi meta di pellegrinaggi. Circostanza confermata da alcuni storici tra cui il Troya che nella sua storia d’Italia (vol.II p.1328) scrive: Il corso di Silverio giacque nell’isola di Ponza, divenuta famosa nel possesso del sacro pegno, nella quale per lunga età i popoli accorsero per venerarlo.

“Vi sono alcuni – prosegue don Luigi Coppa – che chiamano Torre di San Silverio i ruderi di una casa che trovasi sopra Palmarola; ma è sbagliato poiché questa apparteneva alla famiglia Farnese, e fu edificata nel secolo sedicesimo, mentre S. Silverio morì nel quarto secolo.”

Non si capisce se  l’autore, con questa frase voglia mettere in discussione il luogo esatto della morte  Papa Silverio. Di sicuro è   interessato alle reliquie del Santo, quando scrive:

 “Aggiungo per maggior soddisfazione dei divoti  di questo santo – infatti prosegue – che sulla tomba di Silverio fu scolpito questo distico riferito dal Bollaudo e da altri scrittori:

Romanae Supremus apex Silverius aedis

Ossa sub hoc retinet mortuus extraneo.

 

Circa le reliquie di questo santo non si hanno notizie esatte. Però il cavalier Cibrario ( nella descrizione degli ordini religiosi vol. 2 pag, 301) fa fede che il corpo di Silverio riposi in sant’Alessio a Roma, probabilmente trasportato dai monaci Benedettini allorchè uscirono da Ponza nel 813. Il Santuario del Piazza lo precisa sepolto in S. Pietro. Altri storici attestano che qualche reliquia di questo santo si trova nella Basilica di Santa Maria Maggiore, nella cattedrale di Amalfi ed in Frosinone. Certo è che anche il Ponza si trova una sua reliquia che fu procurata dal vescovo di Sessa Diamare e trasportata nell’isola dal Cavaliere e Sindaco Vincenzo De Luca verso il 1890.”

Secondo la tesi del sacerdote isolano, vissuto a cavallo tra l’800 e il 900, il Santo patrono dell’isola Silverio – nominato tale dalla Chiesa solo nel 1700 – cominciò subito dopo la sua morte a far miracoli, la cui eco superò i confini dell’isola, tanto che la sua tomba fu meta di pellegrinaggi provenienti dalla terraferma. Considerando  le difficoltà del tempo per raggiungere l’isola ( parliamo di un periodo compreso tra il sesto e il nono secolo) doveva trattarsi di eventi veramente eccezionali. Ma seguiamo la narrazione di don Luigi Coppa:

“Morto S. Silverio in Ponza continui prodigi successero in quest’isola e i primi a goderne furono i ponzesi…A lui facevano ricorso i bisognosi, i tribolati, gli afflitti e tutti ne ritornavano consolati. Ah! Perfino i malati trovavano aiuto e guarigione nel ricorrere all’intercessione del nostro Silverio. Ed erano tali e tante le grazie che sempre faceva il nostro santo a bene dei primi ponzesi che questi punto non potevano celarle e molto meno nasconderle senza che altri lo sapessero. A guisa di baleno ecco che in ogni parte se ne narrano gli avvenimenti ed i prodigi che opera. Da paesi vicini  non solo, ma anche dai lontani – nonostante il lungo tragitto e il disastroso viaggio – immenso è il numero delle persone che corrono in Ponza, nel luogo dove è seppellito Silverio, e che mediante preghiere e fede ognuno ottiene grazie, favori e misericordie dal nostro santo…

Il martirologio di santa chiesa dopo tanti secoli è là qual testimone parlante dei prodigi di Silverio chiamandolo col titolo di miracoloso. E più ancora abbiamo l’antico storico Atanasio che consapevole dei prodigi che sempre succedevano in quest’isola scrisse di Silverio queste precise parole: Silverius sepultus est in eodem  loco duodecim kalendas Iunii, ibique occurrit moltitudo male habentium ut sanarentur.

Nè a credere che le grazie ed i prodigi fossero solo momentanei, cioè avvenuti solo nel periodo della sua morte. No. In tutti periodi e in tutte le epoche abbiamo prove continuate e meravigliose dei prodigi di questo santo a favore dei cristiani tutti, ma singolarmente dei Ponzesi. Io stesso ho inteso vecchi che parlando di Silverio hanno raccontato con piacere di grazie, favori o prodigi da loro ottenuti in virtù di esso santo. E quivi son sicuro che nessuno mi vieta di citarvi qualche cosa dei prodigi di Silverio inteso non solo raccontare ma visto ancora con i miei occhi.

Ecco adunque che io senza perdermi  più in parole vengo a narrarvi qualche prodigio. Tra questi innanzi tutto voglio ricordare quello del 1888.

Era il mese di Febbraio e propriamente nell’occasione del Carnevale, lorchè due barche ponzesi, una di Cristofaro Tagliamonte e l’altra di Vincenzo Colonna venivano colpite da una grande tempesta e andavano ad ancorare dalla parte opposta delle Forna senza poter venire in porto. Era tale la tempesta che i più vecchi ponzesi attestavano di non aver mai visto la simile. In mare non si vedeva che un vero uragano; in terra non si vedeva che uno spavento per il fischiar del vento ed il cader della pioggia. Povere barche! Però in questo frangente ecco che una porzione di popolo corre alla chiesa, si espone il santo fin sotto il colonnato, se nme fanno preghiere. Ed il santo invocato da tante voci condusse in porto le due barche sane e salve.

Altre due barche, appartenenti ai Piro, chiamate una il Nuovo Leonardo e l’altra il Carmine nel 1890 furono prese da grande tempesta ma invocatone l’aiuto e la misericordia di S. Silverio furono esse liberate. La famiglia dei Piro se ne conservano ancora due quadri votivi che testimoniano il miracolo del santo.

Pure la barca di Giuseppe De Luca parimenti per invocazione e preghiere fatte a S. Silverio venne liberata di affogare nell’acqua del porto di Anzio nel 1877. Nella famiglia De Luca  se ne conserva ancora il quadro votivo. Ricordo ancora di aver visto un quadro esposto all’altare di S.Silverio  in cui era ritratta una barca presa da tempesta con la seguente iscrizione: Grazia ricevuta dal nostro protettore S. Silverio nella notte dell’8 febbraio 1856 sulla costa del levante della Sardegna. A divozione del padrone Conte Antonio ed equipaggio. Nel 1903 il capitano Silverio Scotti nell’andare in Genova col bastimento S.Vincenzo fu preso da terribilissima tempesta da non essere più sicuro della vita. Preghiere e voti s’innalzarono a S. Silverio. Il santo pregato non li abbandonò e dopo lungo lottare giunsero a Genova. Come poi ebbero a toccare Ponza, lo stesso capitano raccontava che se erano salvi era per miracolo di S. Silverio.

L’ubicazione del sepolcro di S. Silverio è da anni oggetto di studio, poiché la documentazione storica esistente, è poca e frammentaria. Di sicuro, si sa che subito dopo la morte, le spoglie del Santo furono affidate ai benedettini che le tumularono nel monastero dedicato a S. Maria, sull’isola di Ponza. Il ragionevole dubbio che le spoglie non siano mai state portate in vaticano come per tutti gli altri papi, è avallato dal fatto che il nome di Papa Silverio non figura nell’elenco dei papi sepolti in S. Pietro. Non vi sono nemmeno documenti che possano confermare l’avvenuta traslazione, dal sepolcro originale a quello eventuale in S. Pietro.

fs

continua

 

 

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