Un tempo nel nostro mare c’era tanto corallo: se ne trovavano rami bellissimi sulle secche del Circeo e sul fondo del mare nei pressi delle Isole Ponziane, in Sardegna, in Liguria e in altri mari d’Italia, ma l’ingordigia dell’uomo lo ha distrutto. Ne restano pochissimi rami, di esigue dimensioni, alle più alte profondità. Vi raccontiamo che cos’è, dove vive, come viene raccolto e lavorato il prezioso oro rosso.
Corallo, nel parlar comune, è un termine generico che raggruppa tutti quei celenterati marini in grado di sintetizzare il carbonato di calcio dell’acqua di mare e costruire formazioni dure, di colori e dimensioni diversi. Molte isole tropicali sono state generate proprio dall’azione di questi organismi, che in milioni di anni sono giunti, con le loro “costruzioni” calcaree, dal fondo del mare in superficie, e infatti queste isole vengono chiamate isole di corallo. In realtà, questi organismi costruttori, che hanno dato origine alle isole e alle barriere coralline, dovrebbero essere definiti con il nome più esatto di madreporari.
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Stretto parente di questi è il corallo propriamente detto, quel prezioso oro rosso che ci viene dal fondo del mare e che scientificamente è stato battezzato Corallium rubrum. Ma perché il corallo è tanto prezioso? I motivi sono essenzialmente due: innanzitutto perché non ce n’è molto sul fondo del mare, e poi perché non è affatto facile andarlo a prendere. Questo compito viene affidato a sommozzatori professionisti, chiamati appunto corallari, che scendono ogni giorno a quote molto profonde, dove vive il corallo. I punti di raccolta, che i corallari tengono segreti e che si vanno progressivamente rarefacendo, hanno delle caratteristiche ambientali ben precise per far attecchire, vivere e svilupparsi il Corallium rubrum. Questo celenterato, infatti, necessita di una lieve e continua corrente che apporti plancton, bassa temperatura dell’acqua, oscurità, un livello di salinità ben precisa, acqua pulita e un substrato preferibilmente calcareo. Solo quando tutti questi elementi coesistono, a volte sul fondo del mare è possibile che attecchisca una colonia di Corallium rubrum. Ma che cos’è esattamente il corallo? Abbiamo accennato in precedenza che si tratta di un celenterato, costituito da una moltitudine di minuscoli organismi vivi, che si chiamano polipi e che si nutrono di plancton. Ognuno di questi polipi, di colore bianco diafano e con otto tentacoli, ha la capacità di sintetizzare il carbonato di calcio dell’acqua di mare con cui si costruisce una piccola teca. Quando il polipo muore, la teca naturalmente resta, su questa si impianta un altro polipo, che a sua volta costruisce un’altra teca, e così via.
Dall’insieme di tutte queste teche si sviluppa, in tempi lunghissimi, quello che viene normalmente definito il ramo di corallo. I polipi di uno stesso ramo sono tutti in comunicazione tra loro attraverso una fitta rete di canalicoli, mediante i quali viene distribuito equamente il nutrimento fra i membri della colonia. Un ramo di corallo, ad una analisi chimica risulta costituito da carbonato di calcio (in massima parte), carbonato di magnesio, solfato di calcio, ossido di ferro, sostanze organiche e acqua. Il colore del corallo è variabile: può essere anche bianco oppure di diverse tonalità di rosso, compreso il rosa. Questi colori dipendono essenzialmente dalle sostanze organiche presenti nella sostanza dura. Il Corallium rubrum, decisamente rosso, si trova in tutto il Mediterraneo ed è l’unica specie di corallo di valore commerciale esistente nel nostro mare. Al di fuori del Mediterraneo lo si trova solo in altri tre punti dell’Oceano Atlantico: le Canarie, le isole di Capo Verde e la costa del Portogallo. Corallium rubrum è certamente la specie di corallo più pregiata; altre specie con un minor valore commerciale si trovano a Madera e lungo le coste irlandesi. In Oceano Indiano ne troviamo in Indonesia e alle Isole Mascarene. Di grande importanza commerciale sono anche nove specie di corallo presenti sui fondali dell’Oceano Pacifico, in Giappone e alle Haway..
Il cosiddetto corallo giapponese è una presenza importantissima sul mercato internazionale, ma non raggiunge il pregio del Corallium rubrum mediterraneo, che in Italia un tempo si trovava un po’ dappertutto, da nord a sud, ma una raccolta intensa e senza alcuna regolamentazione lo ha gravemente rarefatto. Ne restano piccoli banchi di rami commercialmente poco importanti per l’esigua grandezza, ma pur sempre bellissimi per gli appassionati d’immersione e di fotografia subacquea, lungo il promontorio di Portofino, in Liguria.
I rami più grandi di corallo, e naturalmente più preziosi, non superano i seicento grammi di peso, quelli da un chilo sono già eccezionali. Restò famoso un ramo di Corallium rubrum di ben due chili e duecento grammi che un famoso corallaro, Fausto Zoboli, nel 1970 trovò sui fondali di Capo Caccia, in Sardegna. Gli esemplari di corallo giapponese, invece, sono ben più grandi, tant’è che con relativa facilità si trovano rami che possono giungere anche ai tre o quattro chilogrammi.
Esiste, sul fondo del mare, una specie di corallo che commercialmente vale praticamente nulla eppure il suo aspetto è bellissimo. Stiamo parlando del cosiddetto corallo nero, che annovera sia specie tropicali sia mediterranee. Si presenta come grandi arborescenze di polipi gialli. Tolto il cormo (la corteccia esterna), appare una sostanza nera e dura come l’ebano.
(Continua)
Testo e foto di Adriano Madonna