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Marcel Buton, l'inventore dell'Ippocampo - Ass. Cala Felci

Marcel Buton, l’inventore dell’Ippocampo

L’Ippocampo. A partire dal 1966 Marcel Buton, francese nato a Istambul, subentrò alla trattoria Zi’ Capozzi e aprì l’Ippocampo, che in breve tempo diventò il ristorante più famoso di Ponza.  Prima di lui a Ponza era arrivata la moglie Mathilde, meglio conosciuta come Madame, che gestiva durante l’estate un negozio di parrucchiera. Marcel era un uomo alto con la carnagione olivastra e lineamenti orientaleggianti, con pochi capelli e un caratteristico incedere da papero. Gran fumatore di sigarette “Stop” che gli avevano rovinato i denti, diventati scuri per il suo gran fumare, che purtroppo gli causò anche una grave malattia che lo portò prematuramente a riposarsi nel cimitero della nostra isola da lui tanto amata.

Grande istrione, fu per circa vent’anni  un protagonista assoluto sul palcoscenico di piazza Pisacane. Cerco di raccontarvi alcuni aneddoti per provare a rendere l’idea dello spirito e dell’atmosfera di quegli anni nel cuore pulsante di  Ponza: la Piazza. 

 

Marcel e Madame con la nipotina Francesca

(foto da Frammenti di Ponza)

 

IL SIGNOR PERONI

Un sera si presentarono al Ristorante una coppia di persone di una certa età. Entrambi con un maglioncino blu con collo alla coreana come si portava all’epoca. Piuttosto infreddolite per via di un fastidioso vento di ponente che prendeva d’infilata il deor del ristorante,  nonostante i teli antivento  che Marcel e il suo fido Luigi  avevano alzato a protezione dei tavoli. Insomma un po’ per l’abbigliamento e po’ per il freddo avevano un aspetto piuttosto dimesso, poco in linea col prestigio del locale.

Una volta accomodati  si presentò al tavolo lo stesso Marcel per prendere la comanda:

– Vorremmo due pizze margherita – disse l’uomo mentre guardava senza vedere il menù con la copertina in pelle che gli aveva porto Marcel.

– Pizzà?? No, signore, pizzà no. Questo è un ristorante non facciamo pizza – rispose col suo accento francese un po’ piccato il proprietario del ristorante

–  Ah! – fece il cliente – allora possiamo avere due brodini caldi? – domandò poi.

– Certo signore – rispose sempre più seccato Marcel

– Avete birra? – chiese ancora il cliente

– Certo signore – fu la risposta lapidaria del titolare del più famoso ristorante dell’epoca.

– Bene, allora portateci due Birre Peroni – fece il cliente di rimando il signore col maglione blu. – Ah no, signore. Prima la pizzà e vabbè, passi per i due brodini ma la Birra Peroni, proprio no. Non la trattiamo.  Abbiamo Heineken, Budweiser, Corona, Beck’s, Stella d’Atois e altre due o tre marchi di birre , MA PERONI PROPRIO NO – Prima la pizza poi la birra Peroni è proprio gente da quattro soldi, pensò Marcel.

– Vede signore noi siamo un ristorante di un certo livello… non trattiamo certe… marche  – aggiunse quasi a giustificare il fatto che non servisse la Birra Peroni.

– Giovanotto, Peroni sono io – fu la secca risposta di quel signore dall’aspetto dimesso.

– Luigi! Una cassa di Peroni a questo tavolo – immediatamente ordinò ad alta voce Marcel, sprofondando in un plateale inchino, che  sembrava tanto una muta richiesta di scuse.

Da quella sera i coniugi Peroni furono clienti fissi dell’Ippocampo a cui da allora non mancò mai più la Birra Peroni.

GAMBERONI FLAMBE’

Fine estate, una sera di settembre.  Pochi turisti in giro. Ormai l’isola è pronta per tornare ai ponzesi.  L’Ippocampo sta per chiudere e Marcel con l’ intento di svuotare i frigo  invita a cena tutti noi della piazza.

Mentre eravamo intenti a gustare  le ultime scorte di gamberoni intorno a un grande tavolo sotto l’arco con Madame e Marcel, arriva un gruppo di una decina di persone . Si guardano intorno e poi decidono di accomodarsi  direttamente al tavolo sul marciapiede di fronte, sotto la tenda a fianco del monumento ai caduti.

Con malcelato fastidio Marcel di alza dal nostro tavolo e col suo caratteristico incedere da papero si avvia verso  quegli inaspettati e forse indesiderati clienti. Appena si avvicina realizza che si trattava di Costantino di Grecia,  allora in esilio  a Roma,  con un gruppo di amici.
Immediato cambio di atteggiamento : da infastidito a ossequioso. Ma nello stesso tempo  terrorizzato dalla consapevolezza di avere ben poco da offrire a ospiti di quel livello
Ed infatti  i suoi timori presero subito corpo. Re Costantino chiese a Marcel di servire le sue celebri aragoste alla marsigliese. Ma di aragoste quella sera non c’è n’era neppure l’ombra  nel ristorante. Marcel non si perse d’animo e non volendo ammettere di essere sprovvisto dei prelibati crostacei, da grande istrione quale era, e assumendo un’espressione inorridita disse: “Anguste pour vois, majestè ??? Jamais!!”   Poi rivolto al fido Luigi, che nel frattempo l’ aveva raggiunto, ordinò : “Luigi, gamberoni flambè pour tout le monde!!!”

Costantino di Grecia medaglia d’oro Olimpiadi di Roma 1960 VELA CLASSE DRAGONI

Gli ospiti rimasero convinti di aver ricevuto un grosso favore da Marcel che  aveva risparmiato loro di mangiare delle orribili  aragoste. Avrebbero mangiato dei meravigliosi gamberoni (che altrimenti  tra qualche ora sarebbero finiti nel bidone della spazzatura).

Scroscianti  gli applausi all’arrivo del vassoio dei gamberoni in fiamme…

SALE E TABACCHI A MOGADISCIO

Primi anni settanta, piena estate. Ad eccezione del fido Luigi, tutto il personale del ristorante Ippocampo, andò via. Non ricordo se fu un ammutinamento oppure una delle classiche sfuriate di Marcel per portò ad un licenziamento di massa.  Scattò immediatamente la ricerca di nuovo personale,  che però nell’immediato produsse solamente un lavapiatti, che arrivò con la nave di Anzio.

Per affrontare alla meno peggio la serata, noi tutti amici piazzaioli ci offrimmo volontari per cercare di tamponare alla meglio la carenza di personale. Si formò quindi una improbabile brigata di sale e cucina composta dal maresciallo dei carabinieri Di Francesco, dal direttore del Banco di Napoli Carlo Cardente, dal capo del servizio idrico del Comune Ciccillo Costanzo, dal maestro Ernesto Prudente, dal sottoscritto  oltre che dal lavapiatti in prova  mandato dall’agenzia di Roma.

Con Luigi e Madame in sala e Marcel ai fornelli inizia l’avventura.

Il ristorante presto si riempì e tutti cominciammo a dare il massimo per cercare di superare al meglio la serata. Era tutto un lavorio, un andirivieni, a volte anche a vuoto.

-Secondo me siamo troppi. Il padrone non potrà assumerci tutti, qualcuno non supererà la prova – disse preoccupato il lavapiatti in prova rivolgendosi ad Ernesto che gli aveva appena portato una pila di piatti sporchi.

-Non ti preoccupare, qua l’unico in prova sei tu – lo tranquillizzò Ernesto e in risposta al suo sguardo meravigliato, continuò: – siamo tutti amici del padrone, gli diamo una mano per l’emergenza. Vedi quel signore che prepara le insalate? E’ maresciallo dei Carabinieri;  quello addetto al pane e all’acqua è direttore della banca; il signore che controlla la cottura della pasta è un funzionario del Comune; il tizio che guarnisce le mousse di cioccolato è un impiegato di banca, e io faccio il maestro elementare.

– Si?! e io ho un sale e tabacchi a Mogadiscio – rispose ironico, l’incredulo lavapiatti.      Piazza Pisacane ai tempi dell’Ippocampo di Marcel Buton (foto archivio G.Pacifico)

franco schiano

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