THE DAY AFTER
RACCONTO DI RAFFAELE ZOCCHI
Il ragioniere Peppino Lo Turco si era svegliato presto quel lunedì 4 maggio 2020, anzi, diciamo che non aveva dormito per quasi tutta la notte. Infatti, il 4 maggio era la data fatidica, quella della fine della fase 1 del distanziamento sociale dovuto alla pandemia da coronavirus e l’inizio della fase 2, quella con restrizioni minori o affatto senza. Come tutti, anche i coniugi Lo Turco avevano con trepidazione atteso quella data. Alle prime ore dell’alba, Lo Turco si era avvicinato alla finestra del suo appartamento nel centro storico di Napoli e aveva visto che sul davanzale si era posata una colomba con un ramoscello d’olivo nel becco; era sicuramente un ottimo presagio e, emozionato come uno studentello al primo appuntamento amoroso, aveva destato la moglie Teresa, non senza provocare qualche affettuosa protesta, per condurla a vedere quel prodigio. Ma la cosa ancora più stupefacente fu il fatto che, quando il ragioniere aprì la finestra, la colomba non volò via, ma si posò sulla sua mano e vi rimase per un paio di minuti prima di spostarsi sulla finestra dei vicini. Non era questo il solo auspicio favorevole; quei primi giorni di maggio si erano caratterizzati per una primavera dolce e calda, con una leggera brezza e inoltre, cosa importantissima, il sabato precedente il miracolo di San Gennaro era avvenuto prestissimo, addirittura il sangue era già sciolto quando era stata aperta la cassaforte che conteneva le ampolle. Dal mondo esterno non veniva ancora nessun segnale chiaro, nessun rumore distinto, nessuna voce di quelle consuete prima della pandemia. Allora Peppino Lo Turco prese una saggia e coraggiosa decisione: disse alla moglie “Tere’, statti in casa, non ti muovere, vado io fuori a vedere che cosa si dice”. “Ma no, Peppì, andiamo insieme, non voglio che tu vada da solo” rispose la sempre affettuosa Teresa. Ma il ragioniere fu irremovibile “Queste sono cose da uomini” e vestito di tutto punto, on giacca fantasia su pantalone tinta unita e un primaverile Borsalino in testa, si diresse verso il mondo esterno, ovviamente munito di adeguata mascherina. Appena fuori provò un senso di straniamento, la luce l’aria lo stordivano, il polline delle prime rose gli faceva girare la testa, incominciava ad intravedere, come fossero tanti zombie, altri suoi simili che facevano il suo stesso esperimento, ma poi, a mano a mano che il tempo passava, le strade si ripopolavano, si aprivano le porte delle botteghe e dei bassi, dal primo piano una donna spolverava una coperta e poi la lasciava sulla ringhiera, come si usa fare quando passa una processione, i fruttivendoli cominciavano ad esibire i trionfi di rosse cerase e dorate crisommole, frammiste al verde pisello dei piselli e al giallo ocra dei peperoni.
