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Perchè non ci sono più le Costardelle? - Ass. Cala Felci

Perchè non ci sono più le Costardelle?

Mi sono sempre chiesto perchè le costardelle ‘I CASTAURIELLI sono sparite dai nostri mari. perc cercare di chiarire il mistero mi sono rivolto al mio amico biologo marino, Prof Adriano Madonna. (vedi il mio articolo precedente su questo stesso sito:A PESCA DI COSTARDELLE)

Ecco quello che mi ha risposto:

La teoria dei due Oceani

Incontro il mio amico Damiano Di Nitto, abile pescatore professionista, che mi dice allegramente: “Professò, si è ricominciato a prendere qualcosa. Nelle reti c’è un po’ di pesce in più”. Poi si ferma e mi guarda perché vuole una spiegazione. Il signor Damiano fino a poco tempo fa si lamentava che nei tramagli si trovava poco più di niente, magari dopo una cala di due giorni. Adesso è sorpreso e compiaciuto perché sembra che si possa tornare ad esercitare il mestiere del pescatore. Che cosa mai sarà accaduto? Gli rispondo che già diverse volte gli avevo detto che la pesca era magra perché il mare è diventato troppo caldo. E infatti la spiegazione di questa strana “carestia” va cercata proprio in questo particolare, nel famigerato global warming, di cui tanto si parla ma del quale nessuno si attarda mai a dare una spiegazione esauriente dei suoi effetti. Del resto, più di una volta avevo detto a Damiano che la pesca avrebbe dato nuovamente dei buoni risultati se l’inverno fosse tornato ad essere freddo. E infatti, con il freddo di quest’ultimo periodo nelle reti si trovano più pesci, ma perché? Andiamo alle origini, perché per spiegare quanto accade mi devo rifare ad un concetto di biologia marina che prende il nome di “Modello dell’oceano a due compartimenti”.

Consideriamo il mare come una vasca costituita da due strati d’acqua: uno superiore, la cui superficie è a contatto con l’atmosfera, e uno inferiore, che giunge fino al fondo. Lo strato superiore d’estate è più caldo poiché è a contatto con l’aria e d’estate l’aria è calda. Essendo più caldo, il primo strato è anche più leggero di quello inferiore, quindi vi galleggia sopra. È importante considerare che quest’ultimo, lo strato inferiore, è ricco di nutrienti, costituiti prevalentemente da composti azotati, silicati e fosfati. D’inverno la situazione si inverte: infatti, l’aria si raffredda e, di conseguenza, si raffredda anche lo strato superiore. Raffreddandosi, aumenta di densità (peso) e affonda (la corrente verticale che si forma nella discesa prende il nome di downwelling o sinking), andando a prendere il posto dello strato inferiore, che sale a galla (la corrente verticale ascensionale prende il nome di upwelling) portando con sé i nutrienti. Questi vanno a fertilizzare il fitoplancton, cioè la parte vegetale del plancton (formata da microalghe), che costituisce il primo gradino della piramide alimentare, infatti il fitoplancton viene mangiato dallo zooplancton e questo da altri organismi, tra cui i pesci. A questo punto, consideriamo l’importanza del primo gradino della piramide, quello costituito dal fitoplancton: infatti, quanto più abbondante sarà il fitoplancton tanto più grande sarà la piramide alimentare. Ciò significa che quanto più abbondante sarà il fitoplancton tanto più abbondante sarà la vita nel mare e tanto più abbondante, quindi, sarà il pesce nelle reti. Il problema nasce proprio qua: attualmente, infatti, a causa del global warming, la temperatura che l’acqua del primo strato raggiunge d’estate è più alta del normale. Inoltre, l’inverno è meno freddo del solito e la sua durata è più breve. Tutto ciò fa sì che il primo strato non riesce a raggiungere una temperatura sufficientemente bassa da aumentare la densità dell’acqua (densità significa peso) e, quindi, da far scendere lo strato superiore verso il basso e sostituirsi allo strato profondo. Quest’ultimo non sale in superficie con il suo carico di nutrienti, quindi il fitoplancton non viene fertilizzato e il risultato è una piramide alimentare di scarsa entità. Questo è uno dei motivi, certamente tra i più importanti, per cui il nostro mare è attualmente povero.

Da diversi giorni il clima è diventato sensibilmente più freddo: le montagne sono innevate e la temperatura dell’aria è scesa notevolmente. Di conseguenza, lo strato alto del mare, che prende il nome di “strato mescolato”, si è raffreddato, ha assunto una forte densità ed è sceso in profondità dando adito allo strato profondo di salire in superficie con il suo carico di nutrienti. Il fitoplancton, opportunamente fertilizzato, è aumentato di quantità (scientificamente si dice che è aumentata la biomassa) e il primo gradino della piramide alimentare è diventato grande e corposo. Di conseguenza, i gradini più alti (compresi quelli costituiti dai pesci), che sono tutti in proporzione (ogni gradino è il 10 per cento del gradfino sul quale poggia), sono anch’essi più grandi e ciò significa che i pesci sono in maggiore quantità. Ecco perché il mio amico Damiano Di Nitto e i suoi colleghi riescono a tornare in porto con un discreto bottino. Torniamo, però, all’attuale situazione climatica: quanto durerà il freddo? Se durasse poco ripiomberemmo nella carestia di prima. Dobbiamo augurarci, dunque, che l’inverno si comporti da inverno e porti freddo, ma un freddo serio e duraturo, come quello di un tempo, altrimenti la situazione non si risolleverà.

In Sud America, ciclicamente avviene una cosa del genere: ogni cinque o sei anni, infatti, si instaura una situazione climatica, nota come “El Nino”, che riscalda le acque oltre gli standard normali. Accade, dunque, quello di cui abbiamo appena parlato e lungo le coste, in particolare quelle del Perù, non si prende un pesce e quelle genti, che vivono essenzialmente di pesca, vedono precipitare la propria economia. Da noi sta accadendo esattamente la stessa cosa. Con chi vogliamo prendercela? Solo con noi stessi, che abbiamo trasformato il nostro pianeta secondo la nostra follia. Leggo che ci stiamo preparando per andare su Marte e mi chiedo se riusciremo a rovinare anche quel pianeta come abbiamo fatto con il nostro.

Dott. Adriano Madonna, biologo marino, EClab Laboratorio di Endocrinologia Comparata, Dipartimento di Biologia, Università degli Studi di Napoli “Federico II”

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