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50 miglia nautiche tra Ponza e Procida - Ass. Cala Felci

50 miglia nautiche tra Ponza e Procida

Tra il 1965 e il 1980 le isole di Procida, Ponza e Ventotene realizzano una singolare esperienza scolastica che oggi sarebbe definita “progetto”, avrebbe un nome, sarebbe corredata di un ampio apparato documentale; se ne declinerebbero le finalità , le risorse utilizzate, le metodologie eccetera.
All’epoca, si fecero poche chiacchiere e molti fatti; dal momento che, per comodità di lettura, un nome bisogna darlo, sia pure con settant’anni di ritardo, lo chiameremo “Progetto 50 NM”.

Ponza e Ventotene da Forio (foto Michelangelo Ambrosini)

Cinquanta miglia nautiche (50 NM) è la distanza tra Ponza e Procida; settant’anni fa i piroscafi della Span la coprivano in circa sei ore. Il “vapore” partiva da Ponza il martedì alle 4.30, faceva scalo a Ventotene, a Ischia, a Procida e terminava la corsa a Napoli; il giorno dopo faceva il percorso inverso.
Ponza e Ventotene avevano allora le scuole dell’obbligo; dopodichè le famiglie più agiate collocavano i figli in collegio e li mantenevano sino al conseguimento della laurea o di un diploma; la scelta dell’indirizzo scolastico dipendeva prevalentemente dalle risorse di cui la famiglia disponeva.
Fino al 1965, la maggior parte dei ragazzi di Ponza e di Ventotene non andava oltre la scuola dell’obbligo.

A metà degli anni Sessanta Procida ospitava nei suoi quattro chilometri quadrati ben due scuole nautiche.
L’istituto tecnico nautico Francesco Caracciolo, tuttora in funzione, è uno dei più antichi in Italia; fondato nella seconda metà del Settecento, ha formato gli ufficiali della marina mercantile procidana che navigano in ogni parte del globo. Raffaella Salvemini, ricercatrice, direttrice del museo di Procida, ne ripercorre la storia e analizza il ruolo peculiare che le scuole nautiche hanno avuto nell’istruzione pubblica nel Regno Borbonico (leggi qui).
L’istituto professionale per le attività marinare (IPAM) Paolo Thaon de Revel deriva dalle scuole ENEM (ente nazionale educazione marinara), istituite durante il fascismo; alla fine del triennio rilascia il titolo di padrone marittimo, che abilita alla navigazione di piccolo cabotaggio.
Entrambe le scuole erano ben radicate nella realtà economica e sociale procidana e campana; più che concorrenti, erano complementari. Gli alunni provenivano, oltre che da Procida, dalle località di mare più prossime:Ischia, Monte di Procida, la zona flegrea.
Il solo istituto nautico accoglieva cinquecentocinquanta studenti, distribuiti in sei sezioni: numeri notevoli, considerato che Procida contava diecimila abitanti e che le scuole nautiche sono prevalentemente maschili.

Il capitano Tobia Costagliola, procidano, storico della marineria, ricostruisce la nascita del “Progetto 50 NM”.
Nel 1965 la scuola professionale è a corto di iscrizioni e sta per chiudere. La chiusura di una scuola non provoca
la perdita di posti di lavoro però impoverisce il territorio, soprattutto se si avvale di professionalità presenti lì e non altrove: il tornitore, il carpentiere, il mastro d’ascia.
L’ENEM è diretto da Almerindo Nicola Manzo, procidano, socialdemocratico, ex sindaco. Manzo comprende che, per salvare la scuola, occorre ampliare il bacino d’utenza; occorre incrociare l’offerta formativa con la domanda, andare
a cercare gli alunni in luoghi a vocazione marinara privi di scuole superiori: a Ponza e a Ventotene, ad esempio.
Banalmente, il Progetto 50 NM si potrebbe intendere come punto di incontro tra domanda e offerta formativa, come cooperazione tra isole con esigenze complementari: Procida ha troppe scuole, Ponza e Ventotene ne sono prive ma
hanno tanti potenziali alunni. Sarebbe però una lettura riduttiva e sbagliata: i ragazzi di Ponza e di Ventotene sono già usciti dal sistema scolastico oppure, per la maggior parte, non sono destinati ad entrarvi; non sono alunni, non hanno alcuna possibilità di diventarlo e, forse, neanche lo desiderano.

Almerindo Manzo, in qualità di direttore Enem, ritiene che Procida debba mettere al servizio di altre località la propria cultura marinara, debba divenire capofila di un sistema scolastico d’eccellenza nel settore nautico; cerca perciò di istituire scuole Enem dovunque, anche in Sardegna, non sempre con esiti positivi.
Alla scuola professionale di Procida è particormente legato perchè ne è stato fondatore, insieme al prete Vincenzo Scotto Di Carlo; intende salvarla ma non è disposto a trasformarla in un diplomificio; vuole diffondere cultura marinara, non svenderla.
Tuttavia, non può non tener conto delle condizioni economiche e culturali dei potenziali studenti: provengono dagli strati più poveri di isole povere. E’ costretto ad essere lungimirante e pragmatico, a volare alto nella definizione delle finalità e a mantenersi rasoterra nell’individuazione delle strategie.
In virtù della posizione che occupa nell’Enem, Manzo sa che le scuole professionali hanno fondi cospicui e sa come attingervi; propone agli studenti di Ponza e di Ventotene la formula del convitto gratuito.
Per tre anni i ragazzi non graveranno sui gracili bilanci familiari; al termine, potranno salire sulle navi come lavoratori specializzati e ben remunerati, non come bassa manovalanza priva di garanzie e facilmente sostituibile. E’ tanto, ma non è tutto.

Almeno duecento ragazzi di Ponza e di Ventotene aderiscono alla proposta di Manzo; si iscrivono all’IPAM, si trasferiscono a Procida, si integrano, partecipano con entusiasmo alle attività didattiche: vogano, stanno in officina, imparano il mestiere dal carpentiere, dal mastro d’ascia, dal tornitore. A distanza di decenni, solo uno studente ricorda con lieve fastidio quelle lezioni: è Beniamino Mazzella, che si presentava in officina profumato ed elegante e veniva accolto dal docente con un rude “Mazzella, secondo me tu sì nu’ poco ricchione.”
Gli altri sono ben felici di imparare ad andare per mare in maniera professionale.

Villa Eldorado ospitò alcuni studenti

A metà degli anni Sessanta la scuola italiana conserva l’impostazione data da Gentile durante il Ventennio, con percorsi scolastici nettamente gerarchizzati e separati: la scuola professionale occupa il gradino più basso, gli istituti tecnici sono in posizione intermedia, i licei si collocano in cima. La scala si può percorrere solo in discesa, gli esami di ammissione ad una scuola di livello superiore presentano difficoltà insormontabili.
Ai ragazzi di Ponza e di Ventotene, invece, è data la possibilità di accedere all’ultimo biennio del nautico senza dover sostenere l’esame di ammissione; viene realizzato un percorso formativo ad hoc in modo che i ragazzi possano recuperare lo svantaggio iniziale; che non si tratti di una mera semplificazione, di un semplice abbassamento degli standard valutativi, è dimostrato dall’elevato numero di bocciature.
Quache studente ricorda le difficoltà in italiano incontrate negli ultimi due anni al nautico, comprensibili dato che in casa e fuori della scuola si parlava solo il dialetto.
Durante il quarto e quinto anno del Nautico gli studenti non fruiscono del convitto gratuito; prendono case in affitto, si mantengono, restituiscono all’economia procidana parte delle risorse ricevute negli anni precedenti.
Il progetto 50 NM si esaurisce all’inizio degli anni Ottanta; le condizioni economiche a Ponza e a Ventotene sono nettamente migliorate grazie al turismo, molte famiglie prendono casa in terraferma e vi si trasferiscono da settembre a giugno, a Ponza nasce un istituto commerciale.
La maggior parte degli studenti ponzesi che si sono diplomati al nautico di Procida ha navigato poco o nulla, e il capitano Enrico Potere fornisce una valida spiegazione: a Procida tutto fa sistema intorno alla navigazione, dalla scuola al reclutamento del personale; altrove, l’inserimento è più difficile. Silverio Vitiello, che orgogliosamente si definisce “decano degli studenti ponzesi a Procida”, osserva che, storicamente, Ponza è isola di pescatori, Procida è isola di marittimi; aggiunge che i ponzesi percorrevano il Mediterraneo mentre i procidani navigavano per il mondo.

Un vecchio adagio recita: “Vale più ‘nu pescetiello a Procida e a Miseno che ‘u pesce gruosso a Ponza e a Ventotene.”
Ovvero: il valore del pesce dipende non dalla taglia ma dalle opportunità culturali e formative che il territorio
offre, dai “nutrienti” disciolti in mare; acque culturalmente povere producono pesci grossi ma di scarso valore.
Settant’anni fa, menti illuminate e progressiste ritennero che Procida dovesse spendere la sua
leadership in campo marittimo per la valorizzazione dei pesci di altre isole; da allora
i ragazzi ponzesi e ventotenesi sanno che che Procida è capitale della cultura.
Ricordano con piacere gli anni trascorsi a Procida e li hanno raccontati con sincerità e con qualche
pizzico di commozione.
Le interviste agli ex studenti sono state pubblicate da Calafelci e da Ponzaracconta (leggi qui).

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